sabato 16 settembre 2017

Il balletto dei followers

Già tempo fa scrissi di comportamenti assurdi (se non idioti) dei frequentatori dei social network.

Quanto osservai allora non è ovviamente tutto.
Ci sono anche altri comportamente assurdi, tra cui quello che io chiamo il balletto dei followers.

In cosa consiste? Guardate il numero di coloro che vi seguono su Twitter, Facebook e compagnia cantante: questo numero andrà su e giù come fosse sull'altalena.
Perché?
Perché la gente non pensa, si comporta in maniera compulsiva e/o pavloviana.

Mi spiego meglio.
Scrivo un intervento che a te piace, interessa e subito fai follow alla Pavlov e decidi di seguirmi. Però prima non ti informi su cosa scrivo in generale, su quali temi e in quali modi. Io sono semplicemente quell'intervento e nient'altro.
Dopo un po' scrivo un intervento che non ti piace, non ti interessa e subito, da bravo pavloviano, decidi di non seguirmi più. Anche qui senza informarti (e senza ricordare l'intervento per cui avevi deciso di seguirmi). Io sono di nuovo solo quest'intervento e nient'altro (neanche l'intervento di prima).
E così il numero dei followers oscilla di giorno in giorno, se non di ora in ora, in una specie di balletto sismico (registrassi regolarmente il numero di coloro che mi seguono e lo riportassi su un grafico temporale sembrerebbe l'andamento di un sismografo).

Saluti,

Mauro.

3 commenti:

  1. E allora? La mia vita non ruota intorno alle persone che mi seguono o non mi seguono o al numero di "amici" sui social.
    Dal mio punto di vista, sono solo dei passatempi, dei diversivi e niente più.
    Mi segui su Twitter o mi sei "amico" su Facebook? Bene! Te ne vai? Se vuoi che me ne accorga, dimmelo perché io non guardo se ci sei o meno.

    E, sempre secondo me, controllare il numero di followers o di "amici" è già indice di un uso sbagliato di questi strumenti, perché la vita è quella che si vive lontano da una tastiera di computer.

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  2. Concordo; trovo stupido vivere contando il numero di followers e altro. Molti invece confondono il numero di followers come se fosse il numero di fans e persone che condividono le loro idee. Si parlasse di politici o rockstar potrebbe avere un senso, soprattutto se followers si traduce in spettatori paganti o voti.
    E qui si arriva al punto critico: perché si scrive nel blog o su twitter? per parlare e confrontarsi con gli altri o per fare da tweetstar? Beh nel secondo caso, al 99.99% temo ci sarà un brusco risveglio.

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  3. Ma io sono d'accordo con voi.
    Ritengo però interessante osservare "sociologicamente" la variazione del seguito e - soprattutto - le cause di diminuzione o crescita dello stesso.
    Se proprio devo cercare il "successo", lo cerco nelle discussioni che si aprono intorno a ciò che scrivo, non nel numero di persone che si iscrivono nel mio seguito.

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