giovedì 27 settembre 2012

Il caso Sallusti. Qualcosa non quadra

Allora, dopo che giornalisti, politici, cani e porci hanno parlato del caso Sallusti (non serve che vi dia un collegamento, un URL per sapere di cosa parlo, vero?), ne parlo anch'io.

Non perché il caso mi interessi particolarmente, ma perché a me sembra che nessuno abbia colto la vera "colpa" (tra virgolette solo perché non so se condannabile penalmente, ma moralmente è condannabile senza ombra di dubbio) dell'articolo incriminato.

Premetto che ho letto l'articolo in questione (quindi so di cosa parlo quando lo cito), ma non ho personalmente letto la sentenza di condanna (quindi per quanto riguarda questa mi baso su quanto riferito dai vari quotidiani).

A leggere quotidiani, blog, eccetera emergono due punti:
1) libertà di stampa
2) diffamazione

Il punto 1) è sinceramente assurdo: la libertà di stampa - in qualsiasi paese civile - è inquadrata dalla legge, nel senso che quello che è reato se lo dice un privato cittadino, deve essere reato anche se lo dice un giornalista - ma la cosa è logica per qualsiasi persona intelligente, non dovrei stare a sottolinearlo.
Libertà di stampa significa che un giornalista può parlare di qualsiasi argomento voglia - senza censure - e pubblicare, usare qualsiasi notizia, documento, informazione gli capiti tra le mani. Non significa che può scrivere qualsiasi cosa gli pare e procurarsi le notizie in qualsiasi modo gli pare.
Per chiarire con un esempio: se un documento viene rubato a chi legalmente lo deteneva e finisce nelle mani di un giornalista, questo giornalista ha tutto il diritto di pubblicarlo (e di non essere inquisito per questo), se però si scopre che il giornalista sapeva che il documento era rubato... questi deve rispondere del reato di riciclaggio.

Il punto 2) non è generale, ma relativo all'articolo in questione.
A parte il fatto che definirlo articolo è esagerato: si tratta più che altro di una confusa e violenta filippica senza capo né coda (chi non lo avesse letto può farlo qui).
Io nell'articolo vedo tante cose, ma nessuna diffamazione. Semplicemente perché a nessuno dei protagonisti vengono attribuiti fatti o altro completamente falsi... del resto l'autore non scrive di fatto nulla di concreto e il nulla è fastidioso (e come vedremo anche pericoloso) ma non diffamatorio.

Nessuno però ha voluto notare che l'articolo contiene qualcosa di molto più grave e pericoloso della diffamazione. E lo contiene in una ben precisa frase, cioè questa: "Qui ora esagero. Ma prima domani di pentirmi, lo scrivo: se ci fosse la pena di morte, e se mai fosse applicabile in una circostanza, questo sarebbe il caso. Per i genitori, il ginecologo e il giudice.".
Questa è pura e semplice istigazione all'omicidio, ve ne rendete conto? Se in Italia esistessero organizzazione antiabortiste violente come negli USA, queste avrebbero interpretato questa frase come invito (quasi ordine) ad ammazzare quattro persone. In Italia tali organizzazioni non esistono, ma se qualche "pazzo" fosse stato colpito da queste parole?
Ve ne rendete conto della pericolosità di una tale frase?

Non so se, vista la formulazione usata, rientra nella casistica del reato "istigazione a delinquere", ma moralmente vi rientra al 100%. Anzi al 110%.
Ed è di questo che Sallusti e l'autore materiale dell'articolo (Farina? Monticone?) dovrebbero in primis rispondere. Ma dietro la scusa della "libertà di stampa" nessuno gliene sta chiedendo conto.

Saluti,

Mauro.

4 commenti:

  1. Anche per me quella frase è stata il nocciolo della questione dopo aver letto l'articolo! Secondo me Mauro chiunque istiga alla pena di morte deve essere assolutamente perquisito! Altro che giornalismo! Qui in Italia NON C'E', e nemmeno in Europa tranne in casi isolati! E' fuorilegge!!! Ma pare non tutti l'abbiano capito.
    Poi lasciamo perdere l'uso della parola "assassinato", "ucciso", eccetera eccetera...anche qui, la legge ancora consente! Anche perché lo Stato comunque non farebbe un cavolo se la legge non consentisse e lascerebbe ogni malcapitata con il dramma da gestire a 360° gradi! Non siamo in grado qui di abolire la 194, non si può proprio, visto che manca tutto il resto e non c'è alcuna intenzione di averlo!

    RispondiElimina
  2. un antiabortista che istiga alla pena di morte poi, è un bel po' contraddittorio...

    RispondiElimina
  3. Gran bel post Mauro! Era ora che qualcuno dicesse le cose come stanno. L'istigazione all'omicidio è reato altro che diffamazione!
    E poi non vedo perché un reato non debba essere considerato tale per un giornalista
    @CosmicMummy= me lo chiedo da tempo pure io

    RispondiElimina
  4. @ Nico
    Credo tu intendessi "inquisito", non "perquisito".
    Per il resto assolutamente d'accordo con te.

    @ CosmicMummy
    Nel mio intervento avevo altre priorità, ma anche quello che dici tu è assolutamente importante.
    Non dimenticare però che negli USA gli antiabortisti non istigano alla pena di morte... mettono direttamente bombe nelle cliniche e sparano ai medici...

    @ Silvietta
    Un reato è un reato. Punto.
    Ma non solo i politici sono una casta (e te lo dico io che, oltre che fisico, sono anche giornalista).

    RispondiElimina