lunedì 6 novembre 2006

Il saluto, questo sconosciuto

Buongiorno a tutti.

Banalmente ho iniziato questo messaggio con un "buongiorno", cioè una forma di saluto. Lo faccio molto spesso. Non proprio sempre, ma molto spesso. Sia incontrando la gente di persona, che scrivendo, telefonando o andando in rete.
E lo fanno anche molti di voi. Se non all'inizio del dialogo (o monologo che sia, come per esempio una lettera), almeno alla fine. Dove ci si firma anche.

Sto dicendo, apparentemente delle banalità. Qualcuno di voi salterà su dicendo "Mauro, stai scoprendo l'acqua calda!". E avrebbe anche ragione, se non fosse che è un'acqua calda che va scomparendo.

Sempre meno gente si prende il tempo di salutare.

Quante e-mail ricevete senza saluti? E spesso senza firma (tanto il mittente pensa che capirete dall'indirizzo chi è che scrive)?
Quante volte per strada qualcuno vi ferma, magari per chiedere informazioni, e cominicia a parlare senza neanche dire "Salve"?
Quante volte incontrate un vicino o un collega sull'ascensore o nel corridoio dell'azienda e questi vi regala al massimo un cenno del capo (se va bene)?
Eccetera, eccetera.

Un evento capitatomi una decina di giorni fa mi ha fatto riflettere molto su questi argomenti.
In un forum in rete che frequento sono abituato, come qui sul mio blog, a concludere i miei messaggi con una forma di saluto e la firma.
Un giorno uno degli altri frequentatori mi ha detto secco: "Ma cosa continui a firmare, lo sappiamo che sei tu!". E altri a dargli ragione, ritenendo questa mia abitudine fastidiosa.

Ora, lo so benissimo che sanno chi sono. Del resto sono un frequentatore abbastanza abituale di quel forum. Ma io non saluto e firmo per farmi riconoscere.
Per me salutare e firmare è un segno di rispetto nei confronti di mi legge o ascolta.

Ora voi vi chiederete, perché ne parlo qui, dove la firma è un'abitudine comune, non solo mia (del resto, ho più volte detto chiaramente che i commenti anonimi non sarebbero mai stati pubblicati, indipendentemente dai contenuti), e per di più a distanza di vari giorni dal fatto.
Beh, un po' perché so che avete la pazienza e la voglia di leggere i miei pensieri e un po' perché venerdì scorso, navigando in rete mi sono imbattuto in un intervento su un altro blog che parlava proprio del saluto (Cafoni d'Europa) e che ho trovato interessante.

Certo che se l'autore di questo testo ha ragione, in Italia non siamo messi troppo bene...

Saluti,

Mauro.

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