giovedì 22 giugno 2006

Laici o cattolici?

Nella politica (e nella chiesa) l'italiano deve essere una lingua passata di moda, visto che anche termini semplici e inequivocabili come "laico" e "cattolico" vengono usati scorrettamente, presentandoli come contrari, antitetici tra loro. Sbagliando quindi completamente l'uso del primo.

Non è purtroppo una cosa nuova, anche se ha raggiunto l'apice col recente referendum sulla procreazione assistita e la ricerca sulle cellule staminali: partiti laici e partiti cattolici, elettori laici ed elettori cattolici ci hanno sempre accompagnato.
Cattolico è chi vota/votava per la Democrazia Cristiana e i suoi eredi o per altri partiti più o meno vicini al Vaticano. Laico è chi vota/votava per partiti lontani dal centro, soprattutto per quelli di sinistra.
Insomma per la politica e per la chiesa, un laico sembra poter essere solo ateo (e uno sembra diventare automaticamente "ateo" votando determinati partiti).

Ma cos'è un cattolico? Una persona che crede in Dio e che segue i precetti di quel particolare tipo di credo che si definisce cristiano cattolico (in pratica la chiesa romana).
E cos'è un laico? Una persona che non fa parte di una gerarchia o ordine ecclesiale (cattolico o no che sia). Un laico è semplicemente un "non-clerico".
Cosa ci insegna questa definizione di laico? Ci insegna che (anche se Casini e Ruini non lo sanno) un laico può essere benissimo un cattolico. Anzi, la grande maggioranza dei cattolici sono laici, dato che solo relativamente pochi sono sacerdoti, monaci o monache.

Chissà come potrebbero mai reagire i due gemelli del cabaret clerico-politico italiano (appunto Ruini e Casini) nello scoprire che un tal De Gasperi era un laico, che un tal Adenauer era un laico, che un tal Andreotti è un laico. Che Casini stesso è un laico!
Don Sturzo no, lui laico non lo era. Almeno lui Ruini e Casini se lo possono incasellare nella loro parrocchia, pur stravolgendo la lingua italiana.

Saluti,

Mauro.

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